Emozionante nuova ricerca sulle microespressioni! – David Matsumoto

Sebbene le microespressioni facciali siano simili in molti modi alle espressioni di più lunga durata, è nelle loro differenze che si sofferma gran parte della scienza recente.

I dottori David Matsumoto e Hyisung Hwang di Humintell hanno recentemente pubblicato un’analisi di uno studio importante, Shen et al. (2016), che ha cercato di distinguere le microespressioni fugaci da quelle che durano più di 200 millisecondi. Questa analisi aiuta a far comprendere ai lettori la ricerca contemporanea sulle microespressioni e l’importanza di vederle come un fenomeno diverso dalle espressioni più durature.

Shen et al. hanno scoperto che le microespressioni, cioè quelle che duravano solo da 40 a 120 millisecondi, erano percepite in modo abbastanza simile ma erano percepite in modo abbastanza distinto dalle espressioni che duravano più a lungo. Naturalmente, “più a lungo” è relativo ai 200 millisecondi!

Matsumoto e Hwang sostengono che questi risultati hanno quattro importanti implicazioni sullo studio delle emozioni e delle microespressioni.

Il primo aspetto è l’importanza della soglia di 200 millisecondi. Questo concorda con la ricerca che Matsumoto e Hwang hanno completato due decenni fa, sottolineando che, una volta che un’espressione viene mantenuta per 200 ms, tende ad essere elaborata nelle memorie a breve termine degli osservatori. Questa è una delle distinzioni cruciali che Humintell studia: la differenza tra le espressioni quotidiane e le microespressioni più fugaci e inconsce.

Sia questo studio che il lavoro di Humintell supportano una definizione di microespressioni che include solo quelle espressioni che si verificano più rapidamente di mezzo secondo. Mentre questo è stato controverso in letteratura per qualche tempo, sembra chiaro che intorno a questa soglia si esistono fenomeni psicologici distintivi. Un’altra cosa interessante da notare: Humintell più di un decennio fa aveva previsto questo definendo le microespressioni come quelle espressioni che avvengono in meno di mezzo secondo. La definizione di Humintell è stata diversa dalle affermazioni usate da altri che non sono state convalidate.

In secondo luogo, questa ricerca contribuisce all’importanza di trovare correlazioni neurologiche nella percezione delle microespressioni. Questo è stato ampiamente studiato per le espressioni facciali più durature, ma solo una manciata di studi hanno esaminato la reazione neurologica alle microespressioni fugaci.

Shen et al. hanno scoperto che anche le emozioni universali, che sappiamo avere una base biologica significativa, sono ancora elaborate attraverso regole, valori e associazioni insegnate culturalmente,questo avviene anche quando si elaborano microespressioni.

In terzo luogo, questi correlati neurologici mostrano anche quanto siano diversi per le microespressioni. La ricerca di Shen et al. Ha concluso che i correlati neurologici per le microespressioni differiscono significativamente dalle espressioni di lunga durata. Ciò porta a domande significative su come la durata dell’espressione può essere utilizzata per studiare diversi tipi di espressioni, come ad esempio la differenza tra espressioni volontarie o involontarie.

Infine, questo studio e molti altri contribuiscono a un campo in crescita che cerca di comprendere il rilevamento degli inganni. Le microespressioni possono spesso tradire coloro che cercano di mentire. La capacità nel vedere quelle microespressioni è difficile da apprendere e richiede allenamento o pratica. Tuttavia, è importante notare che le differenze individuali, come le caratteristiche della personalità, possono renderlo più difficile o più facile.

Nel complesso, questo studio è un’aggiunta importante per un crescente corpo di letteratura che cerca di comprendere le microespressioni e le loro ramificazioni per il rilevamento di inganni.

Siamo molto interessati a sentire cosa ne pensi! Cosa trovi urgente in termini di domande future? Dove guideresti questa ricerca se potessi? Cosa ne pensi di queste affermazioni?

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