Il corpo che ascolta
Nell’arte oratoria, per farsi realmente ascoltare e comprendere, è importante saper catturare l’attenzione altrui; un buon oratore dovrebbe saper capire se la platea a cui si sta rivolgendo lo stia seguendo nei suoi ragionamenti oppure si stia annoiando, questo per avere la possibilità di cambiare rotta e rendere il proprio discorso più interessante.
Considerando che, oltre a interagire con il giudice, un avvocato deve anche confrontarsi con i colleghi, nonché gestire, più o meno quotidianamente, eventuali collaboratori, risulta chiaro che riconoscere i segnali di ascolto di chi ci sta davanti può tornare utile più di una volta.
Dobbiamo innanzitutto riconoscere i segnali che indicano se c’è un reale ascolto delle nostre parole, spesso chi è interessato all’argomento si toccherà, o si sfiorerà, con la mano il mento o la guancia; in particolare, sfiorarsi il mento con l’indice o parte della mano è un segnale che è spesso associato al prendere tempo per riflettere.
Ci sono, poi, alcuni gesti che segnalano noia e disinteresse, e altri addirittura impazienza.
La noia ad esempio è visibile quando la testa viene sorretta dal braccio o dalla mano, il disinteresse spesso è accompagnato da uno sguardo con le palpebre leggermente abbassate o che ogni tanto si rivolge altrove (spesso “rifugiandosi” sull’orologio o sul cellulare).
Tra i segnali d’impazienza più frequenti possiamo notare il tamburellare, più o meno nervoso, delle mani o dei piedi che indica che il corpo del nostro ascoltatore si è attivato in maniera deciso e letteralmente “scalpita” per andare via; sperando (per chi parla) che sia solo a causa della macchina parcheggiata in doppia fila.
Dott. Francesco Di Fant, esperto di C.N.V.
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