Le 3 regole d’oro del buon osservatore
Esiste un metodo d’osservazione migliore degli altri per quanto riguarda la comunicazione non verbale?
Dopo tanti consigli elargiti ai giuristi, qualcuno potrebbe anche (legittimamente) essersi posto questa scottante domanda.
La pratica tende alla perfezione, si sa, e quando si trovano dei buoni metodi di lavoro si continua ad usarli con efficacia.
Così, in ogni professione ci sono delle “buone pratiche” che converrebbe seguire per esercitare le proprie mansioni in maniera, se non perfetta, ottimale.
Ci sono 3 regole d’oro che andrebbero sempre seguite quando si osserva una o più persone:
1) Visione olistica: è importante non cadere nella trappola di voler associare un singolo gesto a un’intenzione o ad un comportamento preciso. L’analisi del singolo gesto vale poco: infatti, si può capire cosa sta accadendo realmente intorno a noi, solo attraverso un’attenta analisi dei segnali non verbali trasmessi dalle persone osservate in relazione fra di loro e in un determinato contesto.
2) Analisi della “normalità” di una persona e di una situazione: anche qui le tecniche d’osservazione passano attraverso il buon senso, più si conosce una persona e più si è in grado di poter fare un’attenta descrizione della stessa, mettendo in evidenza peculiarità che ad altri potrebbero sembrare assenti. Allo stesso modo, più si conoscono i comportamenti che normalmente vengono agiti in un particolare contesto (basti pensare ad un’aula di tribunale) e più si potranno analizzare rituali e comportamenti con un punto di vista esperto e meno esposto a distorsioni interpretative.
3) L’allenamento rende migliori: le armi più potenti di un buon osservatore sono la curiosità e il dubbio, non stancatevi di guardare le persone che sono in strada, all’ufficio postale, al ristorante, in fila nella macchina accanto a voi, e mantenete sempre vivo il vostro spirito critico nei confronti degli altri ma soprattutto di voi stessi.
Dott. Francesco Di Fant, esperto di C.N.V.
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