Anche quest’anno, puntuale come il Natale, è arrivato l’appuntamento con il Festival di Sanremo. Non è mia intenzione fare un’analisi o una critica del Festival che sicuramente già abbondano in rete e sulla carta stampata, piuttosto credo sia interessante prendere in analisi il linguaggio del corpo dei due conduttori che, a onor del vero, sono da promuovere a pieni voti avendo dimostrato grande abilità e professionalità nella conduzione di un evento imponente e complicato come il Festival di Sanremo.
Sanremo 2017 ha visto sul palco due conduttori di grande spessore: Carlo Conti (conduttore di primo ordine e direttore artistico della Rai) e Maria De Filippi (regina indiscussa di Mediaset di cui conduce numerosi programmi). “Così uguali, così diversi” verrebbe da dire mettendo a confronto con una prima occhiata questi due presentatori che, messi spalla a spalla a lavorare, hanno dimostrato di saper creare una sinergia e un gioco di squadra che hanno portato a un risultato vincente.
Cominciamo con l’analisi di Carlo Conti: è evidente che ci tiene a rappresentare l’anima ufficiale, tradizionale del Festival, infatti si mostra spesso impettito, con lo sguardo serio (a volte troppo) dalla postura quasi ieratica, sacrale, come un sacerdote che stia officiando un rito importante. Da alcuni sguardi sembra addirittura che sia accigliato e preoccupato (tira il mento e la testa leggermente indietro), forse sente la responsabilità e la pressione che tutto vada secondo copione avendo questo doppio ruolo di conduttore e direttore artistico?
Carlo Conti però ha due velocità: cambia spesso e improvvisamente registro comunicativo, passa dalla postura rigida e tradizionale a un dinamismo comunicativo che esplode, letteralmente, con ampi sorrisi, gesti ampi e veloci, si muove molto quando è in questa “fase attiva” che viene enfatizzata con un parlato veloce, con volume e ritmo elevato, questa doppia modalità comunicativa di Conti è dovuta da un lato dal dovere di essere garante dell’ufficialità del “rito” e dall’altro dalla necessità di dare brio e ritmo a un evento che ha uno schema intoccabile e che corre il rischio di stancare.
A volte Conti si mette le mani in tasca o le unisce davanti all’inguine, queste sono posizioni di riposo e servono a rilassarsi per un momento in un evento che richiede un alto livello di concentrazione e tensione come il Festival di Sanremo.
Passiamo ora all’analisi di Maria De Filippi: appare più sciolta e naturale nei movimenti rispetto a Carlo Conti (ruota il tronco più spesso, muove maggiormente la testa, rimane meno rigida con gambe e braccia che però muove in maniera meno vistosa), ha un ritmo più tranquillo rispetto a Conti sia nella gestualità che nel parlato, si muove in maniera meno rapida ed eccessiva di Conti e parla a volume normale e con un ritmo più sereno.
Appare sempre a suo agio sul palco dell’Ariston, a volte anche troppo sembrando quasi annoiata, al punto che rimane spesso con le braccia incrociate in posizione di riposo e mangia la sua immancabile caramella (che è comunque nascosta in maniera davvero molto abile). Il suo comportamento e la sua mimica sono sempre coerenti in tutto il Festival, non mostra una doppia modalità comunicativa come Carlo Conti.
All’inizio del Festival la Del Filippi dimostra di avere sangue freddo prendendo per mano Carlo Conti e aiutandolo a rompere la tensione e l’ingessamento iniziale, la scena in cui lei si accomoda sedendosi sui gradini del palco invitando Conti ad avvicinarsi a lei, a rompere una formalità che sembra sempre dovuta a Sanremo, è più eloquente di cento parole.
Come detto all’inizio, Sanremo è un evento che volenti o nolenti arriva una volta l’anno e, nonostante il grande successo che anche quest’anno ha ottenuto in termini di ascolti, la sensazione è che i conduttori (bravissimi e professionali) siano sempre impegnati in un notevole sforzo per portare avanti un evento istituzionale (e funenstato dagli sponsor e dalla pubblicità) che ha sempre fatto fatica a mettere d’accordo tutti gli italiani. Lo spettatore da casa assiste a questo intenso e continuo sforzo della conduzione che ricorda il mito di Sisifo, il quale nella mitologia greca è condannato a spingere per l’eternità un grande masso in cima a un monte dove poi finisce per rotolare di nuovo giù a valle, e poi si ricomincia a spingere di nuovo, ogni anno e ogni serata del Festival.
Francesco Di Fant