Per coloro che sostengono che gli animali provano emozioni, c’è ancora un dibattito sul numero di emozioni diverse che manifestano. Quante emozioni manifestano gli animali?
Gli scienziati che studiano le emozioni umane incontrano le stesse differenze di opinione professionale. La maggior parte concorda sul fatto che gli esseri umani manifestano almeno sei emozioni distinte: rabbia, paura, tristezza, disgusto, piacere e sorpresa. La discussione verte su quante altre potrebbero esserci.
L’emozione più comunemente studiata tra gli animali è la paura, osservata in specie che vanno dai ratti alle scimmie e oltre. Anche il piacere e la tristezza sono comunemente identificati in molti animali. Resta da chiedersi quante altre emozioni possano provare gli animali. Inoltre, il modo in cui le provano probabilmente differisce da una specie all’altra e non è ancora stato chiarito.
PAURA
Esempi di risposte alla paura nel regno animale:
– Lotta: un tasso che combatte contro un predatore.
– Fuga: una gazzella che scappa da un leone che le sta dando la caccia
– Immobilismo: una capretta si accascia a terra con le gambe rigide in presenza di un predatore
PIACERE
Molti animali cercano il gioco, mostrando segnali specifici per iniziare e mantenere il gioco con gli altri, e persino giocando con oggetti inanimati o con se stessi (come quando un cane insegue la propria coda). Questo gioco è anche apparentemente contagioso: gli animali che osservano altri animali giocare possono stimolare il gioco in loro stessi.
I ricercatori sul campo che osservano questo fenomeno, così come i proprietari di animali domestici in casa, spesso deducono che gli animali si divertono quando sono impegnati nel gioco. Anche la ricerca neurobiologica supporta questa nozione, studiando i modelli di cambiamento dei neurotrasmettitori, come l’aumento della dopamina, durante o in previsione del gioco. Ciò suggerisce che il piacere di queste attività può essere una motivazione per impegnarsi in esse.
TRISTEZZA
Un’altra emozione animale comunemente ipotizzata è la tristezza, o lutto. Osservazioni condotte su un gran numero di specie hanno mostrato marcati cambiamenti nel comportamento alla morte di uno di loro. Jane Goodall (1972) ha osservato un giovane scimpanzé allontanarsi dal gruppo, smettere di mangiare e infine morire dopo la morte della madre.
Decenni dopo, il biologo Marc Bekoff ha descritto il dolore collettivo di un branco di elefanti, visti “fare la guardia a un piccolo nato morto per giorni, con la testa e le orecchie abbassate, in silenzio e muovendosi lentamente come se fossero depressi”.
Comportamenti simili possono essere osservati negli animali domestici; quando muore un animale domestico, gli altri sono spesso descritti come se si comportassero in modo diverso (depressi, disorientati, apatici, ansiosi). Sebbene molti di questi esempi vividi forniscano prove convincenti dell’esistenza della tristezza o del dolore negli animali, sono necessarie ulteriori ricerche comparative per continuare a conoscere meglio la funzione e la natura soggettiva di queste esperienze negli animali.
Qual è il futuro della ricerca sulle emozioni animali?
Il dibattito su quali siano le metodologie più appropriate per studiare le emozioni animali riflette le molte domande e i disaccordi più ampi sull’esistenza e sul significato delle emozioni animali e dell’esperienza soggettiva o degli stati di sentimento.
Alcuni chiedono un’attenta osservazione e considerazione degli ambienti naturali degli animali, mentre altri si concentrano principalmente sulla neurobiologia e sulla ricerca endocrinologica. Alcuni esitano a fare affermazioni scientifiche, diffidando fortemente dell’antropomorfismo, mentre altri lo accolgono come un punto di partenza necessario da riconoscere e da cui partire.
Molti riconoscono che forse il progresso più fruttuoso della conoscenza delle emozioni animali può derivare da un maggiore impegno interdisciplinare tra studi di laboratorio e ricerca sul campo.
Francesco Di Fant
Esperto di Comunicazione, Linguaggio del Corpo, Public Speaking e Analisi della Menzogna
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