Capire i gesti il linguaggio che non mente
Camminare con le mani dietro la schiena? Un sintomo di schiettezza e di apertura verso gli altri. Mettere le braccia conserte durante una conversazione? Non significa aver freddo o essere offesi, ma è una sorta di istinto di difesa. Torturarsi le labbra, invece, comunica in genere rabbia o desiderio, perché rappresenta un tentativo di mordere l’altro.
Sono solo alcuni dei gesti e dei movimenti di ognuno di noi, volontari e non, analizzati e raccontati nel libro «101 cose da sapere sul linguaggio segreto del corpo» di Francesco Di Fant. Perché spesso ciò che non viene detto è più eloquente delle parole, specie se al loro posto si lanciano messaggi inequivocabili. La sfida è appunto nella loro interpretazione, per capire emozioni, sensazioni, paure e pensieri di chi ci sta di fronte, ma anche per svelare (o non svelare) la parte di sé che per qualche ragione si vuol tener nascosta.
Seneca diceva: «Gli uomini credono di più ai loro occhi che alle loro orecchie». E questo è l’assunto di partenza del manuale, che sciorina consigli preziosi suddivisi per parti del corpo. Le gambe accavallate, ad esempio, vengono di solito «lette» come fenomeno di seduzione femminile, e non solo alla luce della famosa scena di Sharon Stone in «Basic Instinct».
L’aspetto tipico della seduzione in questo tipo di movimento è, secondo l’autore, la velocità: più è lento e più stimola l’interesse di chi osserva; e se l’incrocio delle gambe, meglio se scoperte, è accompagnato da uno sguardo d’interesse, allora il gioco è più che esplicito. Chi si scrolla la polvere di dosso, specie se immaginaria e non soffre di forfora, può desiderare di allontanare pensieri o immagini che non si intende accettare. E dietro a ciò può anche esserci il tentativo di scuotersi, di riprendersi o di spazzare via l’apatia.
Quelle che fornisce l’autore, laurea in Scienze della comunicazione e consulenteformatore presso importanti aziende, sono indicazioni illuminanti, ma non certo dogmi: qualsiasi tipo di espressione non verbale non va letto alla luce di un’unica spiegazione, ma nell’ambito di tutti i gesti che l’accompagnano e degli altri aspetti della persona. Come ad esempio l’interpretazione della «musica» – o, meglio, dei rumori – del corpo: un respiro lento indica pacatezza e riflessione, il gulp dei fumetti – conseguente all’inghiottire saliva spesso è segnale di paura o tensione, come del resto il far schioccare le dita delle mani o lo sfregare i denti. Il corpo inclinato in avanti è segnale invece di dominanza, se è bello dritto simboleggia predominio o un atteggiamento neutro, se inclinato indietro è sintomo di sottomissione.
Interessante anche il capitolo che insegna a scoprire le bugie dalla voce altrui. Quando cambia ritmo, tono e volume, è meglio stare sul chi va là. Lo stesso se il presunto – bugiardo intervalla il discorso con pause e troncamenti improvvisi.
Ma chi mente spesso lo rivela anche tamburellando le dita su una gamba, mangiandosi le unghie, battendo i piedi velocemente o toccandosi la nuca o il collo. Occhio soprattutto se chi parla frappone un ostacolo – una sedia o un bicchiere – tra sé e l’interlocutore.
L’osservazione degli altri diventa così quasi un passatempo, specie nei tempi morti in metropolitana o in treno: piccoli gesti, tic, la gestione del contatto visivo e l’immancabile abbigliamento, possono far cogliere aspetti del carattere di chi si ha di fronte. E se poi nello scompartimento trilla l’immancabile telefonino, un brandello di dialogo – per il modo di parlare e per le cose dette in un modo piuttosto che in un altro – può avallare o meno ciò che si è immaginato del compagno di viaggio.
MAURIZIO TERNAVASIO
LA STAMPA
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