In passato, gli studi scientifici sulle urla umane si sono concentrati quasi esclusivamente sulle vocalizzazioni di angoscia, e questa dimenticanza ha assillato il neuroscienziato Sascha Frühholz. Lui e i suoi colleghi si sono proposti di caratterizzare le urla che emettiamo per una serie di emozioni, negative e positive.
Studiando le urla registrate in una piccola stanza imbottita, Frühholz e il suo team hanno identificato sei categorie di urla acusticamente distinte: dolore, rabbia, paura, gioia, passione e tristezza. Urlare trasmette almeno sei emozioni diverse.
Come riportato dal National Geographic, i ricercatori hanno reclutato 12 volontari per urlare con ogni emozione e con un urlo neutro. I volontari sono stati preparati con scenari che suscitavano emozioni per ogni tipo di urlo, come ad esempio l’aggressione da parte di uno sconosciuto in un vicolo buio.
Urla ed emozioni: la ricerca
Frühholz e il suo team hanno analizzato 88 caratteristiche acustiche, come le misure che caratterizzano l’altezza e l’intensità dell’urlo. Hanno addestrato un algoritmo informatico scoprendo che era in grado di classificare correttamente le urla quasi l’80% delle volte. La classificazione più accurata è stata quella della gioia, con l’89,7% di classificazioni corrette.
Il team ha poi studiato i partecipanti che ascoltavano le urla registrate, misurando la velocità nel riconoscerle. In una serie di prove è stata testata la capacità delle persone di selezionare il tipo di urlo tra tutte e sei le emozioni o tra quelle neutre, mentre in un’altra gli ascoltatori avevano la possibilità di scegliere solo uno dei due tipi di urlo.
Il team ha anche creato mappe dell’attività cerebrale delle persone che ascoltavano la riproduzione delle urla utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI). La ricerca era interessata a tre particolari sistemi cerebrali nelle scansioni fMRI.
1) Il primo era il sistema uditivo, coinvolto nell’analisi e nella classificazione di ogni suono.
2) Il secondo era il sistema limbico, coinvolto nelle risposte emotive, in particolare nelle situazioni di sopravvivenza.
3) Infine, la corteccia frontale, che è coinvolta nel processo decisionale e aiuta a collocare il suono nel contesto più ampio di una situazione.
I risultati dello studio
I ricercatori hanno scoperto che i volontari riconoscevano più facilmente – e il loro cervello elaborava in modo più efficiente – le grida non considerate di allarme, tra cui quelle di gioia, passione e tristezza, rispetto a quelle di dolore, rabbia e paura.
Hanno riconosciuto più lentamente le urla di emozioni negative, tra cui dolore, paura e rabbia. Modelli simili si sono verificati anche nell’analisi fMRI, che ha mostrato che le urla non di allarme hanno scatenato una maggiore attività nel cervello degli ascoltatori rispetto alle urla di allarme. Il motivo esatto, tuttavia, rimane incerto.
Per tutte le specie animali, le urla sono considerate un modo vitale per comunicare rapidamente il pericolo agli altri animali vicini; il motivo per cui le urla gioiose di quest’ultimo studio sembravano suscitare la risposta più forte rimane sconosciuto.
I risultati dello studio sono sorprendenti nel senso che i ricercatori di solito ritengono che il sistema cognitivo dei primati e dell’uomo sia specificamente sintonizzato per rilevare i segnali di pericolo e di minaccia nell’ambiente come meccanismo di sopravvivenza. Da tempo si ritiene che questo sia lo scopo principale della comunicazione delle urla. Se questo sembra essere vero per la comunicazione delle grida nei primati e in altre specie animali, la comunicazione delle grida sembra essersi ampiamente diversificata negli esseri umani, e questo rappresenta un importante passo evolutivo.
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Tratto da https://www.humintell.com/2022/06/screaming-conveys-at-least-six-different-emotions/