Chi si fregia di fronte agli altri di essere una “persona assolutamente onesta” dovrebbe fare i conti con diversi recenti studi sulla menzogna: sembra che tutti, ma proprio tutti, non siamo immuni dal fascino della menzogna, infatti uomini e donne mentono almeno sette volte al giorno.
Ovviamente in questo numero vanno anche comprese le cosiddette “bugie bianche”, ovvero quelle bugie a fin di bene che non prevedono una vittima e hanno la finalità di preservare la relazione tra le persone (pensate a una classica bugia bianca: “come ti sta bene quel vestito” anche se ciò non è vero, questa piccola bugia serve principalmente a non svelare una verità brutale e inutile mantenendo una relazione positiva tra le parti).
Per un avvocato o un giurista, così come per altri professionisti che sono a contatto con le persone, riuscire in tempo a identificare una possibile menzogna (di un teste, di un cliente, di un altro collega) può risultare di grandissima utilità sul piano professionale, migliorando le proprie capacità di osservazione e riuscendo a intervenire tempestivamente per correggere la situazione con criterio.
Come riconoscere una menzogna?
Prendiamo in esame alcuni aspetti della menzogna, tralasciando l’analisi della Comunicazione Non Verbale nella bugia (che sono numerosi e che tratteremo in un articolo futuro) possiamo focalizzarci sugli aspetti legati all’analisi del discorso e alle parole pronunciate (canale verbale) e alla qualità della voce con cui si comunica (canale paraverbale).
Parole e Menzogna.
Cominciando ad analizzare l’uso di determinate parole che dovrebbero far suonare un campanello d’allarme per la possibile presenza di una bugia. Di solito chi prende le distanze dall’oggetto del discorso potrebbe mentire, quando si usano aggettivi, verbi e sostantivi che indicano una volontà di allontanarsi dal discorso potrebbe essere un tentativo di scaricare delle responsabilità. Se ad esempio dico la frase “questo mio amico” e dopo affermo “quel mio amico” il passaggio da “questo” a “quello” indica letteralmente un distanziamento dall’oggetto e dovrebbe far sorgere delle domande in chi ascolta. Lo stesso vale quando si cambia il verbo dalla prima alla terza persona (es. “io credo che…” e “si crede che”). Un altro indizio della possibile presenza di una bugia è la scarsità di dettagli in un racconto, un bugiardo tende a inserire pochi dettagli in una storia inventata per non correre il pericolo di non ricordare, anche a distanza di tempo, i dettagli – mai avvenuti – della bugia raccontata ed essere così scoperto.
La voce delle bugie.
Un altro aspetto interessante per rilevare una menzogna è l’analisi della comunicazione paravebrale, con questo termine indichiamo la qualità della voce con cui si comunica, come se fosse un vero e proprio strumento musicale che produce suoni più o meno armoniosi.
Un primo indizio può essere il ritmo, quando è spezzato o sincopato può indicare difficoltà ad articolare il pensiero, segnalando che si sta prendendo tempo per inventare qualcosa, esattamente come succede in presenza di pause sospette o silenzi prolungati.
Un altro indizio è un tono più alto del normale, lo stress nel raccontare una bugia può mettere in tensione le corde vocali e produrre un suono più alto del solito. Altri possibili indizi di menzogna sono le piccole imprecisioni come balbettio, false partenze, parole spezzate o masticate.
Conclusioni.
Quando questi elementi dei canali verbale e paraverbale diventano visibili, dovrebbe suonare dentro di noi un campanello d’allarme: chi ci sta di fronte forse ci sta raccontando una frottola.
Dottor Francesco Di Fant
Esperto di Comunicazione, Linguaggio del Corpo, Public Speaking e Analisi della Menzogna
https://www.hdemos.it/parole-e-voce-della-menzogna-come-riconoscerla/