Quando Coach e Formatori parlano, hanno spesso la convinzione che gli altri li stiano ad ascoltare, purtroppo non sempre è così. L’attenzione è una processo delicato e si può perdere per scarso interesse, si può essere distratti nell’ascolto da qualcosa intorno a noi o quando si sta pensando ai fatti propri.
Saper ascoltare con attenzione gli altri è un’arte, l’ascolto attivo è uno strumento importante nella comunicazione. Carl Rogers, padre del Counseling, afferma che “Non c’è dialogo senza ascolto partecipe dell’altro. […] La maggior parte delle situazioni di conflittualità ed incomprensione dipendono dalla nostra difficoltà a riconoscere il punto di vista dell’altro”.
La prima condizione da rispettare nell’ascolto è semplice: rimanere in silenzio per permettere all’altro di esprimersi; non sempre è una condizione scontata, specialmente in Italia dove abbiamo la brutta abitudine di iniziare a parlare prima che l’altro abbia finito la sua frase.
La Comunicazione Non Verbale ci aiuta a conoscere alcuni segnali di ascolto attivo e di interesse verso l’altro che è bene includere nel proprio Linguaggio del Corpo quando siamo nella fase di ascolto del nostro interlocutore.
SEGNALI DI ASCOLTO: INTERESSE E DISINTERESSE
Quali sono i segnali non verbali con cui manifestiamo un ascolto attivo e interessato? Il primo dei segnali che possono indicare un reale interesse verso le nostre parole è sicuramente il contatto visivo, inoltre il contatto delle dita della mano con il mentoindica attenzione, così come la mano che tocca la frontecome a stimolare fisicamente il pensiero e concentrazione nell’area del cervello. Un altro segnale utile a far capire che stiamo comprendendo le parole altrui è il gesto di annuire con la testa in modo affermativo.
Al contrario, possono anche essere presenti alcuni segnai corporei che indicano noiacome, ad esempio, la mano che regge la testacome fosse un cuscino e le palpebre leggermente abbassatea segnalare una scarsa stimolazione. Quando invece è il disinteressea essere visibile nel Linguaggio del Corpo altrui possiamo notare lo sguardo distratto, che guarda altrove cercando vie di fuga o altri stimoli come l’orologio o il telefono.
Tra i segnali di impazienzatroviamo il classico tamburellare con i piedi o con le dita della mano, così come manipolare nervosamente un oggetto, toccare il proprio corpo con frequenza (es. grattarsi, mordersi le unghie) e anche cambiare spesso postura, come se ci si trovasse in una posizione “scomoda” rispetto alle parole ascoltate.
Altri segnali possono anche indicare la volontà di fuggire o di allontanarsi da qualcosa di poco gradito (sguardo “mobile” che cerca vie di fuga, piedi che puntano verso un’uscita, occhi abbassati o altri segnali di cut-off) e altri possono segnalare disaccordo (alzare o aggrottare le sopracciglia).
CONSIGLI PER RINFORZARE LA PERCEZIONE DI ESSERE ASCOLTATI
Manifestare la propria presenza: è possibile far percepire di esserci “qui e ora” con un uso adeguato della prossemica, è possibile avvicinarsi fisicamente al cliente senza risultare invadenti. Allo stesso modo può essere utile un piccolo contatto fisico che, in aggiunta alla classica stretta di mano, può aiutare a entrare in empatia con l’altro, manifestando anche un contatto psicologico che aiuta la relazione interpersonale.
Manifestare disponibilità: è utile mantenere l’orientamento del corpo rivolto verso l’altro, facendo attenzione alle gambe che sono più difficili da controllare; è anche utile inclinare il busto verso l’altro manifestando la volontà di avvicinarsi.
Non incrociare braccia o gambe: stare con le gambe o le braccia incrociate non significa necessariamente essere in una posizione di chiusura, infatti può anche essere una posizione di riposo. Per evitare incomprensioni, tuttavia, è meglio che il Coach-Formatore abbia sempre posture del corpo aperte che dimostrino la sua disponibilità al rapporto e alla comunicazione.
Mantenere mento e sguardo dritti: la posizione della testa comunica atteggiamenti diversi, stare con il mento alzato può segnalare arroganza e sfida, si lascia scoperta la delicata zona della gola a segnalare che non si teme un attacco altrui. Stare col mento abbassato, al contrario, comunica difesa o timidezza, segnalando il timore di venire attaccati. E’ bene rimanere con il mento in posizione dritta mantenendo lo sguardo sull’altro, questa postura equilibrata dimostra la volontà di incontrare l’altro sullo stesso piano, senza mostrare segnali di difesa o di attacco.
Francesco Di Fant
Esperto di Comunicazione, Linguaggio del Corpo, Analisi della Menzogna e Public Speaking
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Tratto da COACHMAG N.74