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Nell’era del Coronavirus incontri personali e riunioni di lavoro viaggiano su internet. Quali sono le implicazioni a lungo termine dell’uso esclusivo o predominante di riunioni virtuali?
Rimanere a casa implica una grande riduzione del contatto e dell’interazione umana che normalmente abbiamo nella nostra vita quotidiana, specialmente con una varietà di persone. Probabilmente “vediamo” i nostri familiari e amici meno frequentemente, se non del tutto.
La verità che fa riflettere è che l’attuale quarantena in atto nel mondo, sebbene necessaria, facilita un maggiore isolamento sociale, i cui effetti sono ampi e pervasivi. Queste implicazioni sono maggiori se l’isolamento sociale è più lungo.
Inoltre, il monitoraggio degli effetti psicologici dell’aumento dell’uso della tecnologia mobile e dei social media è stato ampiamente studiato. Lo psicologo Jean Twenge ha scritto un interessante articolo per The Atlantic dal titolo “Gli smartphone hanno distrutto una generazione?”.
“I tassi di depressione e suicidio degli adolescenti sono saliti alle stelle dal 2011. Non è esagerato descrivere le nuove generazioni (“iGen”) come sull’orlo della peggiore crisi di salute mentale degli ultimi decenni. Gran parte di questo deterioramento può essere ricondotto ai loro telefoni”
Poiché è evidente che l’isolamento sociale e il lockdown possono avere ripercussioni estremamente negative, dobbiamo assicurarci di creare anche tempo per avere interazioni umane reali. Questo è positivo non solo per la relazione con gli altri, ma anche per mantenere la nostra salute mentale.
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Questioni di contesto
“Vedere i volti delle persone è diverso dal sentire solo l’audio. Tuttavia, è chiaro che anche vedendo i volti delle persone in una riunione remota, è diverso dall’essere in diretta”
Forse il modo più grande in cui la comunicazione digitale ha cambiato il modo in cui interagiamo con gli altri, ha a che fare con il contesto.
Le differenze tra interazioni virtuali e di persona hanno anche a che fare con l’innesco nella nostra mente dell’impostazione o del contesto in cui ci troviamo. In ogni interazione, c’è una contestualizzazione che avviene nella nostra testa che ci prepara ad essere più sensibili a certe cose.
Dall’età di pochi mesi, le regole sociali e culturali sono tutte contestualizzate e trasmesse attraverso contesti specifici. Tutti in tutto il mondo imparano le regole su come comportarsi, come pensare, come sentire, come agire da quando siamo bambini. Questo fenomeno viene chiamato “inculturazione”.
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Quando siamo adulti, i nostri due contesti principali sono in genere lavoro e casa. Impariamo a pensare in modo diverso, agire in modo diverso e interagire con le persone in modo diverso in quei contesti. Ma ora che il lavoro è a casa nostra, è facile essere confusi. Abbiamo una mentalità diversa e tutte le nostre reti neurali che legano insieme il nostro apprendimento, il pensiero e i sentimenti sono disgiunti. Vi è una mancanza di profondità dei segnali visivi e una mancanza di profondità dell’elaborazione cognitiva.
L’assenza di un contesto preciso, la mancanza di reale contatto umano e di Comunicazione Non Verbale rendono più difficile la comunicazione digitale. Come viviamo e vivremo nel futuro questi cambiamenti nella comunicazione umana? E voi che ne pensate?
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Tratto da https://www.humintell.com/2020/04/how-has-communication-changed-from-the-covid-19-pandemic/