Piano formativo e Comunicazione Non Verbale

Ogni percorso di formazione dovrebbe iniziare col cosiddetto “piano formativo” per stabilire la rotta da seguire. Cosa è un piano formativo? Come creare un piano efficace? Come proporlo in maniera convincente usando la Comunicazione Non Verbale?

PIANO FORMATIVO: ELEMENTI, PERCORSO E OBIETTIVI

Il piano formativo dovrebbe dare una chiara definizione del percorso e degli obiettivi di un’azione formativa. Prima ancora di essere stabilito in via definitiva, dovrebbe illustrare, come una mappa, i possibili obiettivi raggiungibili e i possibili percorsi che richiedono più o meno tempo e impegno.

Il piano formativo, nella sua fase di definizione insieme all’alunno (o discente( potrebbe essere visto come un “consenso informato” che vige tra medico e paziente, in cui vengono proposti differenti metodi di cura per raggiungere l’obiettivo preposto. Nel percorso di formazione verranno trasferite conoscenze teoriche, pratiche e comportamentali che vanno ben specificate a priori nella preparazione del piano.

Nel piano formativo è importante focalizzarsi sugli obiettivi dell’alunno partendo da un’analisi dei bisogni e delle emozioni per poi passare alla definizione del percorso formativo usando principalmente la logica. Nella prima fase della definizione degli obiettivi le emozioni sono importanti, a mio avviso, poiché giocano un ruolo fondamentale nella motivazione del discente e nel fare chiarezza su cosa sia veramente importante per lui.

Nella seconda fase, in cui si traccia la rotta verso gli obiettivi, la logica del formatore entra in gioco e dovrebbe proporre uno o più percorsi adatti alla situazione specifica del cliente, considerando anche il suo contesto di riferimento e la possibilità di verificare i risultati raggiunti sessione dopo sessione.

Stabilire un piano chiaro e condiviso prima dell’inizio della formazione è utile e necessario poiché dà modo di riflettere con la giusta tranquillità. Dovrebbe anche rimanere aperta la possibilità di modificare il percorso anche una volta iniziato, la sensibilità e la flessibilità del formatore sono strumenti importanti per tracciare nuove rotte efficaci, anche in corsa.

Nella mia esperienza, non è sempre necessario che il piano formativo sia messo in forma scritta; in azienda si privilegia la documentazione tangibile per una serie di processi decisionali e di archiviazione, nella formazione per i privati è più raro che nasca questa esigenza di mettere per scritto il piano formativo.

Oltre che definire percorsi e obiettivi, il piano rappresenta una vera “alleanza” tra docente e discente in cui si identificano anche determinati comportamenti che fanno parte del bagaglio del “saper essere” delle due parti. In questo scambio, al discente sono richiesti una serie di comportamenti tra cui attenzione, feedback e motivazione. Alcuni comportamenti che il formatore dovrebbe agire in prima persona sono presenza, disponibilità, energia e ascolto.

CONSIGLI SUL LINGUAGGIO DEL CORPO PER PROPORRE IL PIANO FORMATIVO:

Avendo delineato alcuni elementi che il formatore dovrebbe mettere in atto nella definizione del piano col discente, ecco alcuni consigli per rinforzare tali aspetti attraverso il Linguaggio del Corpo:

PRESENZA: è possibile far percepire di esserci “qui e ora” con un uso adeguato della prossemica, è possibile avvicinarsi fisicamente al discente senza risultare invadenti. Allo stesso modo può essere utile un contatto fisico che, come la stretta di mano, può aiutare a entrare in empatia con l’altro.

DISPONIBILITÀ: è utile mantenere l’orientamento del corpo rivolto verso l’altro, facendo attenzione alle gambe che sono più difficili da controllare. È anche utile inclinare il busto verso l’altro manifestando la volontà di avvicinarsi, non dimentichiamo anche il potere di un semplice e genuino sorriso.

ENERGIA: è utile gesticolare in modo adeguato con le mani usando gesti illustratori e usare la voce come uno strumento musicale, rilassante con toni morbidi e ritmo lento e stimolante se usata con energia e col giusto ritmo.

ASCOLTO: è utile dare un feedback Non Verbale quando si ascolta (annuire, inclinare la testa di lato) e utilizzare il contatto visivo come ponte fondamentale nella comunicazione interpersonale.

Francesco Di Fant
Esperto di Comunicazione, Linguaggio del Corpo, Analisi della Menzogna e Public Speaking

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